Novembre 2004 VIAGGIO IN SOLITARIA NEL MALI di Lauro Amato |
ITINERARIO DEL VIAGGIO: Milano – Bamako – Mopti – Timbuctù – Dogon - Djennè – Mopti - Segou – Bamako - Milano |
Abito a Milano, sono nato nel 1953… e
dall’1/11/2004 al 27/11/2004 ho fatto un viaggio nel Mali da solo con
zaino, tenda, sacco a pelo…, utilizzando trasporti locali e prendendo
delle guide quando necessario. Durante il viaggio mi sono accorto che mi sarebbero state utili delle informazioni che non avevo invece trovato né nella Lonely Planet né nei resoconti di viaggio che avevo letto in Internet. Per colmare questa lacuna ho deciso di scrivere le informazioni pratiche che troverete più sotto, nello spirito dei viaggiatori: scambiarsi informazioni l’un l’altro per sfruttare nel modo migliore possibile il prezioso tempo che si trascorre viaggiando |
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PERIODO DEL VIAGGIO
CLIMA / VESTIARIO Ho fatto il viaggio in novembre perché tutte le guide lo citano come periodo migliore, dopo le piogge e prima del vento del deserto harmattan. Sono stato contento della scelta: non ha mai piovuto, la temperatura è sempre stata di circa 35 gradi all’ombra di giorno e dai 22 ai 30 gradi di notte, il vento harmattan ha soffiato forte solo alcune notti verso la fine di novembre, mentre ero nella zona Dogon. Il clima peggiore è a Bamako (inquinata ed afosa) mentre il migliore è a Timbuctù (ventilata di giorno e fresca di notte). Vestiti pesanti: mi sono portato una giacca a vento leggera (usata solo durante una notte trascorsa sul tetto del battello della Comanav lungo il Niger) e un maglione (mai usato). Ho dormito quasi sempre in tenda: le prime ore soffrendo molto il caldo e verso le 2 o 3 di notte entrando nel sacco a pelo leggero. |
VOLO AEREO |
SPOSTAMENTI / PERNOTTAMENTI / CIBO /
LINGUA Gli autobus collegano bene le città principali sulla direttrice Bamako/Gao: alcuni sono abbastanza moderni (che sono i peggiori, perché senza finestrini apribili in quanto progettati per l’uso con l’aria condizionata… rotta da chissà quanti anni). Il tragitto Mopti/Timbuctù si può effettuare con il traghetto della Comanav (una partenza alla settimana, senza giorno preciso o orari) in circa 3 giorni, con le barche tipiche del posto ‘’pinasse’’ con tempi variabili da 1 giorno e mezzo a 4 giorni, oppure via terra con jeep private in 10 ore circa (io ho fatto il tragitto inverso Timbuctù/Sevarè). Altri tragitti si effettuano con taxi ‘’a riempimento’’, con possibili trasbordi su altri mezzi durante il tragitto (a discrezione dell’autista). Un po’ dovunque c’è la possibilità di dormire in albergo in camere con zanzariera oppure all’aperto con un materasso fornito dall’albergo messo sul tetto (con corde per appendere eventualmente una propria zanzariera), mentre una tenda può essere messa un po’ dovunque allo stesso prezzo del materasso sul tetto (mediamente CFA 3000). Ci sono anche persone locali che offrono ospitalità a casa loro con i soliti materassi messi sul tetto delle loro abitazioni, circa allo stesso prezzo degli alberghi. Si mangia abbastanza bene, con una grande diffusione della pastasciutta. Di solito si trova: cus cus, riso, pastasciutta, spiedini di carne, patate fritte, pesce persico, pane, pollo. Per la colazione usano il tè in bustine, il latte e il caffè in polvere Nestlè, pane e marmellata. Bere costa molto: si trovano dovunque bottiglie da 1 litro e mezzo di acqua minerale (negozi 400/700 CFA, bar e ristoranti 1000/1250 CFA) e bottigliette da 30 cl di bibite (negozi 200/250 CFA, bar e ristoranti 350/600 CFA). E’ molto buona la Fanta con poco gas. In definitiva è abbastanza semplice sia spostarsi che trovare da dormire e da mangiare. La lingua ufficiale è il francese, ma tutte le guide che si offrono parlano l’inglese e un po’ di italiano. Negli uffici pubblici (per esempio uffici turistici, che comunque non hanno praticamente niente) si parla solo francese. Io non parlo francese ma inglese, e comunque non ho avuto grossi problemi di lingua. |
CAMBIO DEI SOLDI |
AEROPORTO DI BAMAKO |
PROGRAMMA DETTAGLIATO DEL VIAGGIO
1/11/2004 – Milano Malpensa / Casablanca / Bamako |
BAMAKO All’andata ho dormito nella casa/ufficio di Elisabetta Pincione e di suo marito. Elisabetta è direttrice della filiale di Bamako dell’agenzia Azimut di Milano: l’avevo conosciuta casualmente via Internet durante la mia ricerca di informazioni per organizzare il viaggio. Elisabetta (azimut@afribone.net.ml) mi ha dato molti consigli ed è stato utile, da un punto di vista psicologico, sapere di poter contare su un’italiana nel Mali in caso di necessità. La città è inquinatissima, caotica e afosa, con bei mercati e bancarelle dovunque. Il museo non mi piaciuto (2500 CFA). L’ufficio turistico non ha niente d’interessante. Il Point G non è un belvedere perché l’inquinamento non consente di vedere alcunchè da lì. Al ritorno ho cercato di stare a Bamako il meno possibile e ho passato la notte prima della partenza alla Missione Catholique (davanti alla cattedrale, non dove dice la Lonely Planet che ha la piantina sbagliata), ed essendo al completo mi hanno lasciato mettere la tenda in un corridoio, gratis. Ho mangiato al Restaurant de la Pax non trovandomi molto bene (avevano solo cus-cus, speso 900 CFA). Ho assistito ad una bellissima cerimonia nella cattedrale di Bamako, una sera verso le 18: sono stato attirato dai canti che si sentivano fin dalla Missione Catholique. Una cinquantina di persone (cioè tutti quelli che assistevano alla cerimonia) cantavano e si agitavano muovendo mani e piedi, con lo stesso ritmo travolgente dei gospel . Sono andati avanti così per circa un’ora. Non è quindi un caso che i ‘’veri’’ cantanti di gospel siano neri: l’origine è qui, in Africa Problemi: La mattina della partenza, malgrado avessi detto al tassista di portarmi alla Bani Trasport , si è fatto convincere dai procacciatori di clienti della Bitter a portarmi lì: dopo le mie proteste mi ha prontamente portato alla Bani. Una moto mi è passata sopra un piede. Un ragazzo che ho rifiutato come guida mi ha seguito per una ventina di minuti, urlando offese, minacciandomi di morte, strattonandomi e facendomi lo sgambetto prima di andarsene. |
VIAGGIO BAMAKO / MOPTI Le stazioni di partenza dei bus si trovano un po’ fuori Bamako e bisogna andarci in taxi: io ero dall’altra parte della città e ho speso 2500 CFA. Il bus della Bani Transport (pare che sia la migliore del Mali) era moderno, ma senza aria condizionata e senza finestrini apribili. Bisogna essere alla partenza almeno mezz’ora prima per essere certi di sistemare il bagaglio: è incredibile quanta roba trasportino sempre le persone del posto. I posti sono numerati e viene fatto l’appello dalla porta posteriore prima di partire. Durante il viaggio di 10 ore ci sono numerose soste, sia ai posti di blocco (non controllano nulla sul bus) che in punti di ristoro prestabiliti. Ad ogni sosta ci sono sempre venditori di bevande e cibo. La strada è asfaltata con frequenti buche. Il panorama è piatto e monotono: non c’è nulla da vedere. Si attraversano alcuni paesi con bancarelle ai lati della strada. Problema: L’autista del bus ha fatto un sorpasso azzardato e si è trovato un camion davanti che veniva in senso contrario: per evitarlo si è buttato giù da una bassa scarpata verso un campo sotto la strada. Il bus con 55 passeggeri e stracarico di bagaglio è volato a 100 all’ora sul prato atterrando bene sulle ruote, senza capovolgersi e senza rompersi. L’autista ha poi proseguito per un paio di chilometri sul campo finchè ha trovato un passaggio per ritornare sulla strada ed ha proseguito il viaggio. Non c’è stato alcun danno. |
MOPTI Inizialmente ho cercato alloggio alla Mission Catholique ma era piena, così sono andato al Campement Mopti (non c’è sulla Lonely Planet ma lo si vede dal bus arrivando) piantando la tenda (2500 CFA, c’è un buon ristorante, speso 4750 CFA). Non mi piace il pesce ma il ‘’Capitain’’ è veramente buono. Le guide sono molto insistenti e con fatica sono riuscito a farne a meno. Ho fatto un bellissimo giro in barca di 4 ore andando a visitare 4 villaggi sul fiume. Il ristorante Bozo è messo veramente bene e forse costa meno del ristorante del Campment (Bozo 5000 CFA, ma con molte bibite), mentre troppo caro ho trovato il ristorante Sigui (5200 CFA con record dell’acqua a 1250 CFA) dove credo, visto che non parlo francese, mi abbiano offerto la compagnia di alcune simpatiche signorine del posto (unica volta del viaggio, il chè depone a favore del Mali). Molto bello il porto con la sua febbrile attività. C’è un Internet Cafè, con collegamento molto lento (non sono riuscito a vedere la mia posto su Libero per tutto il viaggio) al prezzo di 1500 CFA l’ora. Problemi: |
NAVIGAZIONE SUL NIGER Ho fatto il viaggio con il traghetto della Comanav per avere una visione dall’alto e maggiore certezza sui tempi di partenza/arrivo. In effetti la nave non ha orari: dipende da quanto tempo ci mettono a caricare/scaricare la merce e se i motori funzionano oppure no (durante il mio viaggio si sono rotti). Ho commesso l’errore di prenotare una cuccetta di terza classe: la cabine era sul piano di carico (con un caos incredibile) accanto ai gabinetti (con una puzza bestiale) e con 18 posti letto (6 cuccette da 3 posti l’una). Il cibo compreso nei 20535 CFA che ho pagato era un piatto di plastica con riso e carne (ovviamente senza posate/bicchiere/posto a sedere). La seconda classe è molto meglio (dovrebbe costare circa 35000 CFA): si trova al secondo piano del battello e si mangia seduti al ristorante. Comunque poi ci si abitua anche alla terza classe e si comincia a girare per il battello. La prima notte l’ho passata sul tetto: faceva freddo per il vento e sono stato ben chiuso nel sacco a pelo con la giacca a vento e il suo cappuccio. Il viaggio è piacevole ed è interessante vedere i villaggi e le operazioni di carico/scarico. Sono partito verso le 14 del 5/11 e sono arrivato a Kabara (porto di Timbuctù) verso le 15 del 7/11. Le pinasse (barche lunghe e strette tipiche della zona) costano meno ma ci mettono più tempo, oppure possono metterci meno tempo ma costare di più (25000 CFA, mi hanno detto dei turisti a Timbuctù, con un viaggio di 1 giorno e mezzo). All’arrivo a Kabara si è subito contattati dai tassisti che riempiono i furgoni per andare a Timbuctù (600 CFA). Problemi Gli orari sono molto fantasiosi: il giorno prima la compagnia marittima mi aveva detto che il traghetto sarebbe partito l’indomani alle 20, la mattina della partenza mi hanno detto che sarebbe partito alle 11… eppoi in effetti è partito alle 14. Come già detto la terza classe non è stata una buona scelta. In un porto siamo stati fermi 5 o 6 ore con i motori guasti, con il vantaggio però di non respirare più i malefici gas di scarico. Alla partenza da Mopti si è assaliti dai venditori di bottiglie d’acqua che ci vogliono convincere, riuscendoci con un discorso sensato, che l’acqua costi molto di più a Timbuctù che non a Mopti, mentre non è vero: costa uguale. E’ difficile decidere quale strategia usare con i servizi igienici: se è meglio andarci spesso e restarci poco, oppure se andarci di rado ma dovendoci poi stare di più…. Non ci sono cestini della spazzatura né sul battello né altrove, e tutti i rifiuti vengono gettati nel fiume oppure per strada: è stata la cosa più difficile alla quale mi son dovuto abituare. |
TIMBUCTU’ Il mio ‘’tassista’’ mi ha convinto ad andare
ad alloggiare a casa sua mettendo la tenda sul tetto (3000 CFA). |
DESERTO Il deserto attorno a Timbuctù è brutto, ed è esattamente uguale a come lo si vede da una qualsiasi terrazza: piatto e pieno di vegetazione. Io sono andato ad Agouni e poi verso ovest, facendo un largo giro, per 5 giorni. Sono tornato a Timbuctù un giorno prima, malgrado avessi pagato per un giro di 6 giorni, proprio perché non c’era nulla di bello da vedere. Le uniche dune le ho viste ad un’ora di cammino da Timbuctù, in una località conosciuta come la ‘’Porta del deserto’’, diritto davanti alla ‘’Fiamma della pace’’. Non ho neppure visto carovane. Agouni è formata da alcune costruzioni in muratura e numerose capanne/tende di nomadi molto distanti l’una dall’altra. Alla sera non c’è alcuna illuminazione elettrica, né alberghi e ristoranti. Interessante è la convivenza con i Tuareg, che non usano lampade è hanno una vita serale unicamente illuminata dalla Luna o dalle stelle (come nel periodo che ero io nel deserto).Sia la guida Tuareg che era con me che un’altra guida araba che ho interpellato per fare una gita in jeep mi hanno detto che le dune sono ad almeno 200 KM a nord di Timbuctù. Per una gita di 2 giorni in jeep verso Toudenni (250 KM) mi hanno chiesto 500.000 CFA: non sono stato neanche a contrattare perché era 10 volte quello che pensavo di spendere. La sella che usano qui per i dromedari è scomodissima e senza staffe: bisogna tenere i piedi appoggiati sul collo del dromedario. La temperatura di giorno è ovviamente molto calda (38/40 gradi) ma mitigata dal continuo vento. Alla sera il vento non c’è ma la temperatura scende intorno ai 23/25 gradi. Di giorno conviene essere completamente coperti (calzoni lunghi e maglietta con maniche lunghe) con i loro cappelli tipo turbante (comperata la stoffa a Timbuctù, 3 metri per 2500 CFA) perché i cappelli di paglia a tese larghe volano con il vento. Il cammelliere e la guida andavo a piedi tenendo i dromedari per una corda. Problemi Malgrado avessi usato un cuscino di fortuna messo sulla sella del dromedario, alla fine dei 5 giorni ho avuto ferite e piaghe sul sedere per almeno tre settimane. Ho fatto il giro del deserto con Alhadje, il cammelliere Juddu e la guida Arbi (portata e pagata da Juddu): peccato che tra tutti e tre non siano riusciti ad avere un minimo di organizzazione. Le prime ore del viaggio le hanno passato a comperare quello che si erano dimenticati (quindi con continue soste), e comunque ci siamo trovati senza: torcia elettrica, apriscatole, coltello, piatto, posate, pentolino per il tè, abbastanza cibo, abbastanza acqua. Alcune cose le avevo fortunatamente io (torcia elettrica, apriscatole, piatto, posate), il cibo e il pentolino lo abbiamo comperato ad Agouni, varie volte ho fornito io l’acqua minerale che mi ero portato dietro (perché loro avevano finito la loro acqua delle taniche….). Ad un certo punto del viaggio ho chiesto alla guida Arbi di confermarmi sulla piantina se eravamo dove pensavo di essere a sud/ovest di Agouni (abbastanza vicini a Timbuctù): lui mi ha detto che eravamo a nord/ovest di Agouni (molto più lontani da Timbuctù). Allora ho preso un foglio è gli ho dimostrato che essendo andati per circa un’ora a ovest, per 2 ore a sud e per un’altra ora a ovest eravamo esattamente dove dicevo io. Arbi ha ammesso che era vero. Quindi ha cercato di prendermi in giro facendomi credere che stavamo facendo un giro molto più lungo di quello che era davvero. |
VIAGGIO TIMBUCTU’/BANDIAGARA Con moltissima difficoltà ho trovato posto sull’unica jeep che ha fatto un servizio ‘’pubblico’’ pagando più del solito (20.000 CFA anziché 15.000). La jeep era scassatissima, non teneva il minimo ed ogni volta che si spegneva il motore bisognava spingerla per farla ripartire. Il paesaggio per tutte le circa 11 ore complessive di viaggio è stato sempre monotono. Mi sono fatto lasciare a Sevarè e da qui ho preso un taxi privato (2500 CFA) per Bandiagara. |
TREK DAI DOGON E’ la parte del viaggio che mi è piaciuta di più. Ho alloggiato all’Auberge Kansaye (posto tenda o camera a 3000 CFA), che ho trovato molto rumoroso. Al ritorno ho dormito all’Hotel Satimbe (3000 CFA), più centrale e tranquillo. Immediatamente mi ha avvicinato la guida Oumar Dolo Dit Barou (un ragazzone di 28 anni con molta esperienza) ed abbiamo concordato di fare il giro che avevo in mente per 6 giorni / 5 notti alla tariffa di 20.000 CFA al giorno per: guida, vitto e alloggio, trasporto dello zaino, trasporti da Bandiagara alla falesia e ritorno da Sanga a Bandiagara. Abbiamo compilato un modulo/contratto che Oumar aveva con se. Indirizzo e-mail di Oumar: oumarbolo@yahoo.fr. In seguito sono andato alla Mission Culturelle ma non hanno nulla, né informazioni sui prezzi delle guide né piantine o materiale informativo. Oumar parla inglese, ma in seguito ho conosciuto un’altra guida che parlava italiano, che forse sarebbe stata più comoda. L’itinerario è stato: Bandiagara, taxi fino a Djiguibombo (la strada non è tanto brutta come vogliono far credere le guide), quindi a piedi verso Kani Kombolè, Teli (notte), Ende e avanti fino a Begnimato (notte, bellissimo posto di montagna), Dourou verso Nombori (notte), da qui deviazione in salita molto bella verso Idjeli-do eppoi giù verso Tireli (notte), verso Banani (notte), infine Sanga e Bandiagara. La temperatura è molto calda e non c’è vento: si soffre sia per la temperatura che per il fondo sabbioso. Mi ero portato gli scarponcini da montagna e sono stato contento della scelta, perché non entra la sabbia e facilita i numerosi percorsi sulla roccia. Soffro di vertigini ma non ci sono passaggi pericolosi o paurosi. Il tragitto Begnimato/Dourou è meraviglioso, in un paesaggio lunare. Ogni paese ha un bar/ristorante, a volte con bibite fresche (acqua 1000 CFA, Fanta/Coca 500 CFA) grazie a generatori di corrente a nafta, e comunque sempre ben ombreggiati e freschi. Si mangia dovunque bene con cus cus, riso, pastasciutte e pollo. Io non l’ho portata, ma una borraccia termica avrebbe fatto comodo: l’acqua che tenevo nella borsa (esposta al sole) arrivava ad oltre 40 gradi. E’ abbastanza semplice farsi delle docce: i campement (sempre con stanze, materassi sul tetto o posti tenda) hanno un locale aperto ma ‘’riservato’’ dove ci si lava con un secchio d’acqua e un pentolino/tazza/piccolo contenitore. A volte l’acqua, esposta al sole in bidoni, è ben calda. Per 2 notti ho trovato molto vento e ho avuto paura di volare giù dal tetto con tutta la tenda. Come sempre tutto ciò che si è letto o visto in foto o alla TV sui villaggi Dogon è nulla rispetto alla realtà: tutta la passeggiata di 50/60 KM si sviluppa in un paesaggio bellissimo con infinite antiche abitazioni abbarbicate in mezzo alla falesia. Ancora una volta si capisce che nei posti belli bisogna andarci, non accontentarsi di viaggiare con la fantasia. I Dogon sono gentili, ma non si riesce ad avere rapporti con loro. Per ogni cosa chiedono soldi e fare foto alle persone è snervante. L’atmosfera è rilassante e bucolica. I tragitti a piedi non sono troppo faticosi e si fanno lunghe soste per il pranzo (più che altro per evitare le ore più calde della giornata). Sono stato contento della scelta dell’itinerario partendo da Kani-Kombolè perché il sole si è trovato sempre nella posizione giusta per non averlo in faccia durante il cammino. Suggerisco caldamente il pernottamento al campement di Banani chiamato Camping Falaise Chez Dagalou Guirou, che si trova in bellissima posizione dominante (mentre di solito si va in un campement a valle). La concentrazione maggiore di souvenir si trova a in un sobborgo di Sanga (tra Banani e Sanga, in una lunga grotta naturale sotto un villaggio): ho comperato una piccola porta Dogon per 5000 CFA e varie collane a 1000 CFA l’una. Il trasporto dello zaino funziona così: ad ogni tappa la guida si accorda con un ragazzo del posto e fa trasportare il bagaglio al campement della tappa seguente, ed il bagaglio viaggia quindi in modo autonomo senza problemi. Tornato a Bandiagara ho fatto una gita in moto con Oumar a Songo (pitture rupestri recenti in un luogo dove ogni 3 anni fanno la cerimonia di circoncisione maschile), ma il posto non mi ha detto molto, mentre molto più interessante è stata la gita in moto (2 + 2 ore di strada sterrata bruttissima) a Niongono, villaggio Dogon dove non ci va nessuno, senza bar o attrezzature turistiche. A Niongono sono finalmente entrato in contatto con la popolazione, entrando nelle case, facendo foto dove e a chi volevo, godendo della compagnia del simpatico capo villaggio, respirando l’atmosfera d’antico che aleggiava nell’aria. Durante lo scomodo e pericoloso viaggio in moto ero un po’ pentito dell’idea di andarci, ma effettivamente il villaggio (o più esattamente l’atmosfera del villaggio) era molto diversa rispetto agli altri villaggi. Non mi sento però di consigliarne la visita perché il viaggio in moto è veramente pericoloso. Per la gita a Songo e Niongono ho pagato 25 euro (circa 15.700 CFA). Problemi Ho inizialmente avuto problemi con la guida, sempre molto nervoso e litigioso (per un pelo non faceva a botte con un turista francese), con il sospetto che ogni mia frase nascondesse una qualche critica al suo operato. Siamo stati in tensione per alcuni giorni finchè una sera non gli ho parlato da ‘’vecchio’’ a ‘’giovane’’ e ci siamo chiariti. Gli ho detto che apprezzavo molto la sua organizzazione ma non mi piaceva il suo carattere. Poi le cose sono andate bene. Ho riferito questa cosa nel caso che riteniate di utilizzarlo come guida: con lui tutto fila liscio ma è un tipo da prendere con le molle. Attenti al vento di notte se si dorme sui tetti. Si è rotta la moto durante il ritorno da Niongono e ho fatto alcuni chilometri a piedi |
DJENNE’ Djennè è giustamente famosa per la moschea e il mercato del lunedì, che bisogna assolutamente vedere. Ho alloggiato al Chez Baba, montando la tenda per 2250 CFA. Non ci sono molti ristoranti, e la cena allo Chez Baba è costata 3000 CFA. Verso le 20 arrivano dei suonatori di tamburi vari e fanno entrare bambine/ragazze del posto che si divertono a ballare con il loro usuale incredibile senso del ritmo. A parte moschea e mercato, però non c’è molto altro da vedere, e sono deludenti i vari villaggetti dei dintorni. Inoltre la città è sporchissima, con spazzatura e fogne a cielo aperto dovunque. In definitiva non si ha molta voglia di starci a lungo: massimo 2 giorni Per andar via dalla città bisogna prendere i soliti scassati taxi a riempimento: da Djennè e Mopti costa 2500 CFA. Problemi Un topo ha deciso di strusciarsi contro la mia caviglia mentre ero nella ‘’toelette’’ dello Chez Baba. Il tassista che doveva portarci a Mopti ci ha ‘’ceduti’’ ad un camionista all’incrocio con la strada principale… ed il camionista non è arrivato fino a Mopti ma si è fermato a Sevarè. Abbiamo così dovuto fare un paio di chilometri a piedi per trovare un altro taxi a riempimento per arrivare finalmente a Mopti. |
SEGOU Da Mopti avevo cercato di andare a Segou lungo il Niger con una pinasse pubblica, ma non ne ho trovate: così ho preso il bus della Bani (5500 CFA). Ho scoperto all’arrivo che non era stata una buona idea usare la Bani perché il loro terminal è fuori dalla città. E’ quindi molto più furbo usare un’altra compagnia come la Gana. Segou è una bella cittadina, con pochi turisti e quindi poche guide: si può finalmente stare in pace. Sono inizialmente andato all’Hotel–Restaurant Balely Agne, ma non mi è piaciuto per niente: fuori dalla città, brutto e il ristorante con piatto unico e senza nulla, ripeto nulla, da bere (alla fine un cameriere è andato in bicicletta a comperarmi una bottiglia d’acqua!!). Allora sono andato al Kaarta Hotel, ma era in ristrutturazione. Alla fine ho piantato la tenda accanto alla piscina dell’Hotel de l’Esplanade (4000 CFA), in splendida posizione centrale davanti al Niger. Con una guida sono andato in moto a Segou Koro (antica capitale del regno Bambara), ed il villaggio merita la gita (guida 5000 CFA, tassa al capo villaggio 2500 CFA). Il bus per Bamako costa 2500 CFA. Ho cercato inutilmente di vendere la mia tenda per 20.000 CFA. Problemi Durante il viaggio di ritorno da Segou Koro si è rotta la moto: altri chilometri a piedi. |
CONSIDERAZIONI
FINALI
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